martedì 7 luglio 2009

Lost in translation

Degli ecosistemi umani e dei neuroni a specchio
Se tu fossi in punto di morte e ti fosse offerta la salvezza, sacrificando al tuo posto il tuo animale domestico, cosa faresti?
Se hai pensato che probabilmente accetteresti continua pure a leggere, sei del club.
Perché puoi credere di essere migliore del tuo gatto? Io tendenzialmente presuppongo di provare emozioni più profonde ed avere un pensiero che gli animali non hanno. Un pensiero utile come "Il mio gatto non avrebbe un blog" (anche se dentro ci scrivo solo cazzate), per esempio, potrebbe essere una risposta (?).
Perché spesso, troppo spesso allarghiamo questa generalizzazione anche ai nostri "simili"?
Quando mi ritrovo in fila al supermercato e ascolto mio malgrado la conversazione telefonica del tizio accanto a me, quando in fila per un concorso le chiacchiere deprimenti degli altri candidati mi invadono la mente, non lasciando spazio ad altro che pensieri offensivi e deplorevoli... quando penso che ho smesso di socializzare per iniziare ad estraniarmi in questo continuo analizzare il mondo che mi circonda.... cosa cerco in realtà, cosa faccio?
Perchè io so di non essere migliore di un animale, so che abbiamo pari dignità, ma so anche che le azioni degli uomini hanno sempre troppe coseguenze. E conseguenze complesse, che un mondo fatto solo di animali non avrebbe.
Il più delle volte vado a braccio, ma imparo sempre una nuova lezione. Cerco ispirazioni, perché è di ispirazioni che si ha bisogno per vivere (scusate non è pubblicità occulta a Bill Gates), di stimoli, invece, per sopravvivere.
Ogni volta che perdiamo una persona che ci ha amato, che ci ha conosciuti per quello che siamo, sentiamo di aver perso anche l'amore di quella persona. E quando questo ultimo dettaglio per noi conta più della persona stessa che abbiamo perso, conosciamo il nostro miglior nemico: ci ritroviamo a tu per tu col nostro egoismo, messo a nudo dalla vita. E' proprio in questi casi che possiamo sentire fisicamente una delle tipicità della nostra specie.
Più volte avremo tentato di nasconderlo al mondo e più sarà difficile per noi stessi riuscire a capacitarci della verità: siamo egoisti, animali egoisti. Che il più delle volte si sentono superiori anche a quelli della stessa specie.
Questo accade anche perché siamo stati educati da una società e da famiglie tradizionalmente cattoliche o comunque moralmente vicine al cristianesimo.
Ma per un secondo proviamo dimenticare che esista una morale. Facciamoci la nostra giornata senza doverci ogni volta preoccupare di varcare questi confini. Immaginiamo di vivere giudicati solo dal Dio Sole e dalla Madre Terra. Che giornata!

Quando perdi una persona cara, perché questa esce intenzionalmente dalla tua vita, il più delle volte la difficoltà sta nel riuscire a ritrovare un nuovo equilibrio nella routine, nell'organizzazione degli spazi e dei tempi della quotidianità. Anche se si è dei grandi egoisti, in qualche modo si percepisce il distacco e la mancanza di qualcosa. E spesso più questo qualcosa è futile, più quel vuoto esistenziale stenta ad essere ricolmato.
Ogni persona con cui entriamo in contatto, che si aggiunge al nostro ecosistema più o meno spontaneamente, o anche accidentalmente, ci apre un varco davanti, ci dispiega un itinerario, ci mostra un orizzonte differente. E per quanto noi lo rifiutiamo ostinatamente, la visione di questo percorso alternativo, il solo fatto di sapere che può esserci per qualcuno (no di certo per quelli come noi!) una vita alternativa, fatta di gioie differenti, di piaceri che a noi sembrano banalità, luoghi comuni, beh... il solo fatto di saperlo, dicevo, ci cambia! Ci condiziona.

Potrà sembrare che parli del nulla, ma stasera, mentre mi accingevo a riscrivere per l'ennesima volta la famosa lettera di scuse (che non recapiterò mai) a tutti quelli che ho ferito nella mia vita, ho pensato di condividere qui questi pensieri.
Io non farò mai testamento perchè i beni che avrò da lasciare ai posteri saranno probabilmente solo pesanti considerazioni sul mondo, sulla società, sui loro amici, sui miei amici e anche su quelli di quel tizio che ancora non conosco. Ma voglio lasciare un segno che faccia intenede in modo chiaro a tutti quelli che - non volendo - si sono ritrovati toccati dalla mia penna e dalla mia linguaccia molesta: non ho detto mai una parola solo per dirla.
Vado fiera del mio egoismo e del mio modo di pensare, così come dei miei errori passati e già pure di quelli futuri. Della mia empatia, come del mio cinismo inalterabile, che contamina tutti gli ecosistemi vicini. Eppure ho delle cose da rimpiangere, delle tristi note fini a se stesse che vorrei cancellare dalla colonna sonora della mia vita. Errare è umano. Ed io sono troppo umana.

Quindi le mie scuse sincere vanno a quelli che sono stati oltraggiati per provocazione, ma che la provocazione hanno intelligentemente glissato. Le mie scuse sincere vanno a quanti non ho dato il tempo di pensare, ma che avrebbero avuto una risposta intelligente per me che non volevo comunque ascoltare. Le mie scuse vanno a quelli che per una mia insensata fede nella fisiognomica sono stati ghettizati, intenzionalmente evitati e derisi. Le mie scuse vanno a quanti non hanno saputo parlare il linguaggio del mio cuore presuntuoso e al loro amore che è andato perduto nella traduzione.
Che le vostre vite vi portino lontano.
Da me.

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